La pianta del rabarbaro ( Rheum Officinale ) appartiene alla famiglia delle Polygonaceae, è originaria della Cina, cresce sia in Europa che in Asia e giunge a maturazione in autunno; è una pianta perenne caratterizzata dalla presenza di grandi foglie e piccoli fiori. Le prime informazioni che riguardano le sue proprietà terapeutiche ci giungono dalla Cina, e precisamente dall'imperatore cinese Shen Nung (2.700 a.C) che ne descrive appunto le qualità nel suo libro di erbe medicinali. Il nome rabarbaro deriva da due parole greche: "ra" che significa pianta e "barbaron" che sta a indicare che questa pianta era solitamente coltivata da popolazioni barbare.
La pianta del rabarbaro è abbastanza robusta e si adatta bene al clima ed al terreno in cui cresce; l'unica "necessità" che ha è quella di una buona irrigazione, soprattutto nei periodi di siccità.
Benché il rabarbaro sia in possesso di molte proprietà terapeutiche è bene essere molto cauti nel suo utilizzo poiché esistono casi in cui esso interagisce con alcuni farmaci con effetti collaterali indesiderati; per questo motivo è d'obbligo consultare un medico prima dell'eventuale sua assunzione.
L'uso del rabarbaro è poi sconsigliato alle donne in gravidanza, ai bambini che non hanno ancora raggiunto il secondo anno di età ed ai malati di ulcera e calcoli renali.
Il 93% circa del rabarbaro è composto da acqua, fibre alimentari nella percentuale di 1,7%, zuccheri, proteine e carboidrati; nel rabarbaro troviamo anche una discreta presenza di minerali, tra cui il calcio, potassio, magnesio, ferro, fosforo, manganese e selenio quelli degni di nota. Vastissima la gamma di vitamine: quasi tutte quelle appartenenti al gruppo A e B, presenti la vitamina C, D, K e J. Il rabarbaro contiene inoltre acido gallico, tannico e cinnamico.
Grazie alla presenza di sostanze benevole per la nostra salute il rabarbaro viene utilizzato in campo industriale per la preparazione di diversi farmaci; la parte della pianta che viene utilizzata a tale scopo è quella che sta sottoterra, chiamata rizoma, dall'aspetto biancastro all'esterno e sfumato di giallo internamente. Il sapore, purtroppo, essendo amarognolo ed acidulo, non è dei migliori.
Gli antichi romani e i greci usavano in modo massiccio il rabarbaro grazie alle sue proprietà terapeutiche; il suo utilizzo principale è quello lassativo, ma, se assunto sottoforma di tisana prima dei pasti, può portare alcuni benefici al fegato ed alla digestione. Da secoli è conosciuta la sua attività infiammatoria e, per uso esterno, viene impiegato, soprattutto in Cina, per curare scottature e ferite.
E' recente la notizia che riporta gli effetti antitumorali di un tipo di rabarbaro coltivato in Inghilterra; pare che la sua cottura prolungata per 20 minuti sia in grado di aumentare i livelli di polifenoli che sappiamo essere agenti chimici in grado di uccidere le cellule tumorali. Il rabarbaro viene impiegato in fitoterapia per combattere le infezioni dell'intestino; infatti, grazie alle sue proprietà, riequilibra la situazione della mucosa intestinale.
Il rabarbaro si può assumere anche sottoforma di gocce e compresse ma sempre dietro controllo medico, in quanto dosaggi sbagliati possono provocare spiacevoli conseguenze.
Attenzione: le foglie del rabarbaro non vanno consumate poiché sono tossiche e la loro ingestione provoca un forte bruciore alla gola con nausea e vomito.
Rabarbaro e calorie
Molto basse le calorie, ogni 100 grammi di rabarbaro, abbiamo un apporto calorico pari a 21 calorie.
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